Il Khon, dramma danzato con uso di maschere, risale al XV secolo. Si pensa abbia avuto origine dal Nang Yai, il teatro delle ombre, con la sostituzione delle marionette con attori. Infatti, fino a qualche anno fa, la scenografia tradizionale prendeva uno schermo bianco come fondo-scena.
Originariamente tutti gli attori del Khon portavano maschere e l'impossibilità ad emettere qualsiasi suono ha reso necessaria la presenza nell´orchestra di "recitatori-cantori" (il khon-pak).
Più tardi, gli attori che interpretavano esseri umani e dèi sostituirono alle maschere l´uso di particolari copricapi appuntiti. Ma nonostante questo solo ai clowns è consentito usare la voce. I movimenti degli attori devono essere perfettamente sincronizzati alla recitazione del testo. Il libretto del Khon è quasi invariabilmente il Ramakien, la versione thailandese dell´epica indiana Ramayana, integrate con le scritture buddhiste e con l´epica giavanese Srivijaya, elaborata dal re Rama, Il fondatore della dinastia Chakri. L’episodio della vita di Rama più frequente narrato è quello del rapimento di Sita, la sposa di Rama, da parte del demone Tosakan e della successiva liberazione grazie all’aiuto di Hanuman, il Dio con la testa di scimmia. Questo dramma è accompagnato dalla musica sia vocale che strumentale.
L´orchestra piphat è formata da: pi-nai (oboe), kong wong (piccoli gong), raned-ek (xilofono), tapone e klong tad (due strumenti a percussione) e ching (piccoli cembali).
Dei sette toni della scala thailandese, solo cinque sono maggiormente usati e questo avvicina la musica dell’orchestra thailandese alla musica pentatonica cinese e al gamelan giavanese slendro. I praticanti sono quasi tutti giovanissimi, perche' dopo una certa eta' e' difficile abituare il corpo alle contorsioni in base alle quali un danzatore viene giudicato; le dita, ad esempio, devono piegarsi all'indietro fino a toccare il polso. In una danza khon, le maschere, il trucco pesante e gli elaboratissimi costumi ricoperti di gemme relegano in secondo piano la personalita' dei danzatori, ogni gesto e' altamente stilizzato e immediatamente riconoscibile da un esperto , e una danza puo' durare anche otto ore. Il khon non e' mai stata una forma d'arte destinata alle masse.
Il Lakhon, parola che significa semplicemente “storia o trama”, è la forma basilare della danza classica Tailandese. E’ una danza drammatica che attinge ai temi del Ramakien, la storia di Rama, conosciuta in India come Ramayana, e del Principe Panji della tradizione Giavanese. La forma più classica del genere è il Lakhon Nai, cioè “teatro interno”, che veniva rappresentato da attrici di corte dentro al Palazzo Reale. Più popolare è invece il Lakhon Nok, cioè “teatro esterno”, rappresentato da attori ed attrici e spesso associato a celebrazioni religiose. I costumi indossati si ispirano in gran parte ai vestiti di corte durante il periodo di Ayutthaya. Gli attori che rappresentano personaggi reali indossano alti cappelli dorati a forma di stupa.
Il Likay, potrebbe essere descritto come una forma burlesca della danza classica e che fa molto assegnamento su doppi sensi e su poesie oscene. Gli attori recitano in prosa, con notevoli improvvisazioni sulla base di un canovaccio. I temi del Likay sono più laici rispetto al Khon e spesso mettono in scena storie di intrighi amorosi. Attrattiva principale di quasi tutte le feste di provincia, il Likay occupa un posto analogo a quello della musica folk nei paesi occidentali.
I Nang Yai sono sagome utilizzate per realizzare il teatro d’ombre thailandese, spettacolo dal fascino antico, che consiste in una particolare combinazione di due arti in una: l’arte degli spettacoli d’ombre e l’arte della coreografia tradizionale. Eseguiti prevalentemente nei templi, dove le sagome, realizzate con pelli di mucca, venivano mosse davanti ad un telo bianco con un accompagnamento musicale e narrativo, gli spettacoli di Nang Yai furono sospesi nel 1960 in seguito ad un incendio del Teatro Nazionale di Bangkok durante il quale molte marionette vennero distrutte. Il grande spettacolo d’ombre perse la sua popolarità col passar del tempo e i rimanenti pupazzi furono lasciati incustoditi nel Museo Nazionale di Bangkok.
Nel 1996 varie agenzie governative e private hanno unito le loro forze per lanciare un progetto di recupero del gruppo di marionette rimaste che sono state restaurate da 28 fra i maggiori artigiani e artisti della Divisione della arti tradizionali del Dipartimento di Belle Arti.
I pupazzi Nang Yai sono stati riportati a nuova vita utilizzando i materiali originali come cuoio di mucca, fusto di canna d’India, foglie di Momordica e utilizzando gli strumenti più diversi: scalpelli di differenti misure, pietre per tagliare, forbici, martelli, livelle di legno, mortai di pietra, matite di vari colori, inchiostro cinese, pennelli, farina di riso di glutine, plastica acetata e inchiostro. Purtroppo sono rimaste pochissime le compagnie che tramandano l’arte di raccontare storie, muovendo le sagome di cuoio dietro un fondale illuminato. Originariamente era rappresentato solo nelle corti ma poi si diffuse in tutto il paese.
Il Nang talung e' il gioco delle ombre ed e' una famosa tradizione del sud della Thailandia.
Uno o piu' burattinai con un intricato gioco di mani animano marionette da dietro a una tenda illuminata e aggiungono un tradizionale ma molto divertente dialogo e commento.
Anche lo Hun Krabok è un genere ormai quasi estinto. Si tratta del famoso teatro delle marionette, con i pupazzi vestiti di lussuosi costumi e manovrati da fili. Ricalcano, per temi e musica, le rappresentazioni del Khon e del Lakhon.
Ma è diventato difficile trovare uno spettacolo: le marionette antiche sono destinate ai mercati antiquari e quelle nuove ad essere il souvenir Tailandese di qualche turista.
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